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2024

 

 

 

NICOLO' DONA'

 

DOGE 93°

 

(5 APRILE - 9 MAGGIO 1618)

 

 

ZECCA

 

 

 

 

 

 

DI  ROLANDO MIRKO BORDIN

 

 

 

 

 

 

Per quanto concerne questo breve periodo vi sono due documenti che testimoniano la circolazione monetaria.

 

Il primo con data 24 aprile 1618 scritto dai Provveditori in Zecca, essendo stati chiamati dal Collegio sulla espressa domanda di Mercanti Genovesi i quali, volendo ritirare i quattro quinti dei Talleri e Reali depositati in Zecca, chiedevano che il quinto venisse loro pagato in oro secondo le leggi in vigore.

 

I Provveditori risposero alla richiesta dei Mercanti che le leggi sono molto chiare in tal proposito, e che l’oro è corrisposto con l’oro, e l’argento con l’argento, ribadendo che sarebbe stato molto dannoso per l’erario accogliere la domanda, avendo l’oro subito in breve tempo,  un notevole aumento come constatato sulle pubbliche Piazze.

 

Nel secondo documento in data 8 maggio 1618 Il Senato scrive al Rettore di Brescia e ai Rettori di Terraferma ordinando che gli Zecchini non dovevano superare il valore delle dieci lire cadauno.

 

La causa era che l’argento arrivava in abbondanza sulle piazze dal nuovo Mondo e a causa di ciò aveva di conseguenza aumentato il valore dell’oro.

 

Il Senato sapeva benissimo il danno che avrebbe provocato nelle casse dello Stato il crollo immediato del prezzo dell’argento, e quindi si ostinava a voler mantenere l’antica proporzione dei due metalli ma, senza però riuscirvi nell’intento.

 

 

 

Avogadori 

 

  

   titolo di una delle magistrature più ragguardevoli della Repubblica dei Venezia.

 

 

 

Alcuni storici la fanno risalire fino all’anno 864; ma non si hanno prove certe della sua esistenza se non verso la metà del secolo XII.

 

Essa consisteva in una sorta di tribunale composto da tre membri, nominati dal gran Consiglio sulla proporzione del Senato, destinato in generale a mantenere e sopra vegliare l’esatta osservanza delle leggi.

 

L’azione degli Avogadori si stendeva su tutti i corpi dello Stato alla cui adunanza assistevano; si richiedeva anche di rigore, la presenza di almeno uno di loro, affinche fossero valide le deliberazioni del Senato e del gran Consiglio.

 

Quando le deliberazioni dell’una o dell’altra di queste assemblee parevano contrarie alle leggi, potevano con un veto sospensivo impedirne l’esecuzione durante un mese e un giorno: oltre questo termine, essi si appellavano dalle decisioni del gran Consiglio ed al gran Consiglio stesso, e da quelle del Senato a un altro corpo che avevano il diritto di scegliere.

 

Questi Magistrati intervenivano pari passo nell’amministrazione della giustizia, agendo nell’interesse del popolo.

 

In certi casi gravi e determinati potevano sospendere i Magistrati stessi dalle loro funzioni.

 

Questa importante Magistratura continuò fino agli ultimi anni della Repubblica, spesso in opposizione col Consiglio dei Dieci e con l’Inquisizione di Stato.

 

Sebbene il numero dei suoi membri era raddoppiato, in esercizio non erano mai più di tre, ed ogni serie rimaneva in funzione per dodici mesi.

 

 

Bedmar

(Congiura)

 

 

Alfonso della Queva, Marchese di Bedmar - Cardinale Spagnolo, nato nel 1572 in Castiglia, morto il 2 agosto 1655.

 

fu da principio Ambasciatore di Filippo III e della Repubblica di Venezia, e si unì in complotto nell’anno 1618 con il Duca di Ossuna vice Re di Napoli e Don Pedro di Toledo Governatore di Milano, per dare Venezia in mano agli Spagnoli.

 

I congiurati con l’aiuto di truppe spedite da Milano, dovevano in maniera decisa  appiccare fuoco all’Arsenale,  impadronendosi dei punti strategici più importanti, uccidere il Doge e tutta la Signoria.

 

La congiura fu scoperta in breve tempo e tutti i complici furono annegati senza essere prima  processati, ad eccezione di Bedmar che grazie alla sua Carica di Ambasciatore che già ricopriva; il Senato lo fece partire in incognito per sottrarlo al furore del popolo.

 

Molti storici affermano che tranne alcune circostanze inventate, la congiura era reale, sostenendo che se la Repubblica di Venezia tenne segreta la scoperta della trama era semplicemente perchè la Spagna era in quel periodo troppo potente, e quindi i casi erano due: tacere o dichiarare sconvenientemente la guerra.

 

Bedmar, costretto a lasciare Venezia rifugio' in Fiandra, ove esercitò per ordine le funzioni di Presidente del Consiglio, ricevendo nell’anno 1662, il cappello Cardinalizio .

 

Successivamente si recò a Roma dove ottenne il Vescovado d’Oviedo, e qui morì.

 

Bedmar fu reputato uno degli uomini più accorti e pericolosi che abbia prodotto la Spagna.