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DOMENICO CONTARINI

 

DOGE 104°

(1659-1674)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COLLEZIONE - R.M.BORDIN -
COLLEZIONE - R.M.BORDIN -

 

 

 

DI  ROLANDO MIRKO BORDIN

 

 

 

 

 

 

Domenico Contarini, secondo dei due figli maschi di Giulio di Domenico del ramo contariniano detto dei Ronzinetti, e di Lucrezia di Andrea Corner, naque a Venezia il 28 gennaio 1585 ed ebbe come il fratello Angelo una accurata istruzione.

 

Mentre il fratello Angelo dall’adolescenza mira con forte decisione alla cariera politica, Domenico si ritira nell’ombra con l’intento di assecondare il fratello cercando di agevolarlo in tutti i modi, accontentandosi di una esistenza meno impegnativa.

 

A testimonianza  di questa argomentazione  Domenico Contarini nell’autunno del 1605, entra a  fare parte   nel novero dei “gentilhomeni” al seguito dell’ambasciata straordinaria d’omaggio a Paolo V, e anche in questo frangente egli ricopre una figura molto modesta a confronto del fratello Angelo.

 

Col passare del tempo però si instaura tra i due fratelli una divisione delle parti le cui modalità vanno definendosi dopo tempo di collaudo, ovvero nel periodo che va tra il gennaio 1627 e il dicembre 1629.

 

Infatti il fratello Angelo rimasto scapolo, dedica tutto il suo tempo alla politica con i connessi onori ed oneri delle cariche più dispendiose e prestigiose.

 

Domenico al contrario, il 28 novembre 1607, si accasa vantaggiosamente con Paolina Tron, da lei avra'  sei figli di cui cinque femmine, Chiara che andrà in moglie a Tommaso Mocenigo, Maddalena sposa di Girolamo Dandolo, Laura che rimarrà nubile, mentre le ultime due andranno monache nel Convento veneziano di S.Caterina, infine l’unico maschio Giulio che diverrà, il 12 novembre 1651, Procuratore di S.Marco con l’esborso da parte del padre per questa carica di una somma da capogiro quantificata in ducati 25.000.

 

In questo periodo Domenico Contarini nel suo stupendo palazzo cinquecentesco nella contrà di S.Benedetto dedica il suo tempo alla vigilanza continua sul cospicuo patrimonio familiare consistente in un nutrito e differenziato assieme di immobili.

 

Oltre al palazzo di famiglia possiede un’osteria a Rialto, una bottega in calle degli Stagneri, case a Padova, campagne sempre nel padovano nell’Opitergino a Motta di Livenza.

 

Sicuramente è grazie a questo che Domenico Contarini può permettersi di dare alle figlie sposate un’ingente dote, di spedire lettere di cambio al fratello lontano, di pagarne gli incessanti dispendi anche se a volte è costretto a metterlo in guardia pregandolo di non esagerare.

 

Per Domenico Contarini accasare le sue figlie è un fastidio onerosissimo, tanto è vero che alla fine di ogni matrimonio celebrato e festeggiato riporta la stessa esclamazione dicendo: Dio ne sia lodato, mi sono...sbrigato.

 

Un’operazione da soppesare con cura, invece, quella di Giulio, sempre, comunque in termini pratici.

 

Pietro Giustinian, tramite Federico Corner, gli propone “una sua figlia”.

 

Domenico Contarini si dichiara disponibile e ritiene non inadeguata la dote di 27.000 ducati.

Viene stipulato il contratto anche se contro il volere del figlio Giulio.

 

Il supporto di Domenico Contarini verso il fratello Angelo è evidente e lo testimonia il carteggio che in data 2 ottobre 1627 dice. ”io sto fuori di pregadi e me ne duole per rispetto vostro, poichè sempre occorre qualche cosa...(ovviamente altro denaro) et esser in Senato giova mirabilmente, come ben sapete.

 

Se Dio benedetto volesse concedermi gratia ch’io potessi rimaner di zonta, sarebbe un buon punto.

 

Farò quel che potrò e procurerò di esser eletto”, a costo di una rottura con Lazzaro Morosini che desidera lo stesso".

 

Domenico Contarini contatta i Savi del Consiglio perchè agevolino gli interessi del fratello; si consiglia con il segretario Franceschi nel quale “Angelo potrà esser nominato Consiglier”, dispone di un amico influente che dietro sua richiesta racconti “balle non sincere”.

 

Infine da alcune lettere di Domenico Contarini si desume il grande disdegno da grande Patrizio, per la “malignità” che dilagava nella città di Venezia, ove anche il più piccolo spiantato nobile, discorre a modo suo raccontando molte “fandonie”.

 

Domenico Contarini giudica in maniera molto severa l’intrigante ambizione dei Corner (con i quali è imparentato per parte di madre) accusandoli in maniera continua per il loro discutibile appoggio verso il fratello Angelo, pur comprendendo come la “prettensione” del figlio del Doge al Vescovado di Padova conferisca all’opposizione di Ranier Zeno il fatto, della moralizzazione e autorizzi anche i più sprovveduti a chiassose proteste.

 

Domenico Contarini è pieno di sgomento di fronte all’emergere antagonistico dei Nobili poveri -(patriziato povero).

 

Alla reazione di uomo d’ordine si aggiunge una sorte di rigurgito di classe.

 

I Patrizi scuattrinati ai suoi occhi sono di un’altra classe, quindi se protestano si degradano ulteriormente.

 

Ranier Zeno, che li capeggia, è per Domenico Contarini molto pericoloso, pieno di interminabili discorsi saturi di rabbia e i suoi seguaci sono “mal nati...gran banda di gente bassa”, cui occorre che “li cittadini dotati di buon senso” e di “zelo del ben publico” sbarrino il passo".

 

Domenico Contarini è spaventato dal contenuto e dai toni estremistici degli interventi di Ranier Zeno: convinto della pericolosità di questo personaggio, non esita, a proclamare di “voler che tutti”, Nobili e ricchi e Nobili poveri beninteso, “...di esser eguali et di voler far ch’ogn’uno possi andar a capello rispetto ai debitori”.

 

Queste e molte altre prese di posizioni fanno eleggere Ranier Zeno nel maggio 1629, con sbalordimento e riprovazione di chiunque a Procuratore di S.Marco.

 

Per fortuna in questo brevissimo periodo avviene il riflusso della nobiltà impoverita e Ranier Zeno viene emarginato.

 

Compiaciuto Domenico Contarini vede Ranier Zeno destituito da ogni luogo e bloccato da ogni aspirazione di diventare Savio al maggior Consiglio.

 

Politico a tempo limitato Domenico Contarini viene rimproverato da alcuni Patrizi per la preferenza agli interessi privati che ai pubblici.

Sebbene bisogna ammettere che la sua forza era quella di essere un esperto conoscitore dei meccanismi interni per il suo andamento, portava a suo vantaggio la scaltrezza nel piccolo cabotaggio delle elezioni e delle sostituzioni, rimanendo saldamente attento per favorire il fratello Angelo.

 

I buoni rapporti con la casta dei segretari rendono Domenico Contarini uomo influente, anche se in forma non vistosa.

 

Ottiene permessi con estrema facilità ad esempio per il transito delle granaglie; alleggerisce le responsabilità di chi è accusato di concessa ospitalità ai banditi; riesce a trovare soddisfacenti sistemazioni per i figli di chi lo serve.

 

Navigatore negli affari di sottogoverno è lieto di elargire favori, anche perchè così può rafforzare il suo prestigio.

 

Ripetutamente per lungo tempo Domenico Contarini è membro del Senato o della Zonta, più volte fa parte del Consiglio dei Dieci, talvolta ricopre la carica di Savio del Consiglio, ed è in veste di “Consiglier più vecchio e Vicedoge” che nel marzo 1655 sollecita l’elezione del successore al defunto Doge Molin.

 

l’unico neo della sua carriera è stato quello di contemplare ai “domestici negotii...” e nella presenza pubblica l’addebito di oltre 5.129 scudi addossatogli per un’ammanco emerso durante i tre mesi in cui Domenico Contarini è stato Provveditore alla “Cassa degl’ori et arzenti”.

 

Trattasi di un operato avvenuto tra il gennaio 1637 e l’ottobre 1641, antecedente, quindi all’ingresso, del 28 giugno 1642, di Domenico Contarini nella “carica”.

 

La condanna perciò inflitta a Domenico Contarini e ai due colleghi si limitò solamente al puro rimborso.

 

Si legge che farà di tutto per recuperare la somma da lui esborsata e congelata in Zecca ma, non la esige a gran voce davanti al Consiglio fino a che durerà la guerra col Turco.

 

Domenico Contarini essendo avanti con gli anni e quindi libero da obblighi verso il fratello ormai defunto, è ormai delegata al figlio Procuratore la rappresentanza, in sede pubblica della famiglia.

 

16 OTTOBRE 1659,  DOMENICO CONTARINI E' DOGE.

 

Mentre si gode questa tranquillità lo raggiunge la notizia dell’elezione, del 16 ottobre 1659, a Doge di Venezia.

 

Questa elezione lo scuote molto e nel suo testamento dice di riconoscersi poco atto a sostenere questa grande “dignità”.

 

L’ascensione alla Carica del Doge fu spinta per volontà sopratutto dai Giustinian (parenti della nuora), questi “onnipotenti dei voti di tutti i Consigli”.

 

Certamente quasi imbarazzati i politici di fronte alla esilità del profilo politico di Domenico Contarini.

 

Si legge che Domenico Contarini abbia sostenuto “...la dignità senatoria più col lustro della famiglia che per la cospicua degli impieghi esercitati...et non fu mai huomo di ricchi talenti” anche se si riconosce in lui uomo giusto.

 

Certo non gode di un’alta opinione da parte del patriziato potente portandosi con se per trentasei anni “giro e raggiro nelle volute di pregadi”.

 

Non posso dire onestamente che la biografia politica di Domenico Contarini sia stata eclatante.

 

All’unanimità dei voti dei quarantuno elettori subentra lo sconcerto per l’evanescenza dei concreti fatti specifici.

 

Trovano questi che un’aggravante di Domenico Contarini sia quella di essere un pessimo oratore “...mai pronto di parlare da huomo”, affermando che non si addice al Principe di Collegio.

 

Superate comunque bene o male le difficoltà delle elezioni contrassegnato dalla distribuzione in piazza S.Marco di 2.000 ducati al popolo e sciolto l’iniziale impaccio della lingua, Domenico Contarini non fu Doge indecoroso.

 

Il punto di forza del nuovo Doge era l’accattivarsi la benevolenza del popolo e nondimeno da parte della nobiltà, anche se su questo ultimo punto si legge nella cronaca del tempo che Francesco Morosini nell’agosto 1661 viene accolto gelidamente da Domenico Contarini portando rimprovero al generale da Mar per la sua condotta di capitano suscitando malumore da parte dei patrizi ricchi fedelissimi alleati del Morosini.

 

(Il motivo è che la guerra di Oriente si trascinava ormai da lungo tempo per il motivo che i turchi erano impegnati nella battaglia che si combatteva in Ungheria cercando di evitare la battaglia sul mare con i Veneziani), daltronde anche le schiere Veneziane dovettero desistere al tentativo di riprendere il Dominio di Candia.

 

Dopo questa lunga e al tempo stesso difficile battaglia, Venezia si trovava ad avere forti perdite di uomini oltre alla dispendiosità enorme di denaro, cosicchè pur avendo avuto aiuti dall’esterno, a dire il vero poco efficaci, fu costretta a cedere Candia segnando la pace dettata dal generale da Mar Francesco Morosini, che tornato in patria dovette sentirsi accusato di viltà per avere violato le leggi usurpando la podestà sovrana).

 

 

26 GENNAIO 1675 morte di domenico contarini.

 

 

 Dopo oltre un anno di quasi totale immobilità, Domenico Contarini muore, “per risolutionem” come scrive il nunzio. il 26 gennaio 1675 venendo sepolto nell’arca di famiglia della chiesa veneziana di S.Benedetto.

 

 

 

 

   

  fonti e bibliografia

 

 

 

 

Archivio di Stato di Venezia

 

Avogaria di Comun,55,c.70V.

Senato Secr.- registro 114,c.31V

Testamento Notarile,1166/114-1168,c.31V

Archivio Secr.,vedi Nunzio a Venezia, 93,c728-115,c 31r

 

Venezia ,Biblioteca  del Civico Museo Correr

 

Archivio Morosini Grimani, 389-390-394-397-398-400-483/1-487/16-498-518-568-582/5.

Codici Cicogna, 759/11-,pp.234-249-772-824-1107/13-

L.Matina, Ducalis regiae Lariarum, Venetiis 1659, pp.304-305-306-307.

 

ZECCA:

 

Archivio di Stato di Venezia

 

Senato Zecca , filza 130, 5 Novembre 1659 - 3 Novembre 1660 - 12 Novembre 1660 - 12 Novembre 1661 - 152, 25 Ottobre 1662 - filza 129 - 155 anno 1663 - 148, 30 Marzo 1662 -filza 162-182-217-217-220-221-228-229-145, 22 Settembre e 29 Ottobre 1661 - 172,  21 Marzo 1665 - 178, 18 Luglio 1665 - 180, 16  Ottobre 1665 - 181-194, 29 Giugno 1667 - 200, 7 Gennaio 1668 - 205, 25 Agosto 1668 - 213, 17 Luglio 1669 - 214, 6 Settembre 1669 - 231, 14 novembre 1671 - 238, 9 Novembre 1672 - 243, 4 novembre 1673.

Provveditori in Zecca ,N°35 (Parti in Senato) - filza 34-35-62, Terminazioni cart.90t. - carteggio, 112-12-225-227- 77, 17 Novembre 1674.

Provveditori in Zecca , N°1260 II, (Scritte e risposte) carteggio 49-53-64-68-69-70-74-87-93-94-97227-228 - N°1261,I, carteggio 13-15-18-20- Documento CCLXXXV.

Cicogana - Iscrizioni Veneziane, Vol VI.

 

Biblioteca Papadopoli, Raccolta citata, c. 217.